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Visualizzazione dei post da febbraio, 2014

"La dignità della letteratura popolare" di Pierre Lemaitre

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Pierre Lemaitre Non c’è nulla di spregevole nella letteratura popolare, che può essere pregevole.. La vera letteratura popolare, quella che va da Dumas a Tolstoj, riesce a coniugare una narrazione avvincente con la capacità di dirci qualcosa sulla realtà. La letteratura deve aiutarci a decifrare il reale, solo che lo fa non attraverso la teoria, ma con personaggi ed emozioni. Se i miei romanzi vi riuscissero, ne sarei felice. Pierre  Lemaitre da Fabio Gabaro, A sessant'anni... ho vinto il Prix Goncourt, Il Venerdì di repubblica,  24 gennaio 2014

"La tirannia del progresso" di Francesco Gesualdi

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Francesco Gesualdi, uno di quei ragazzi che sedeva dietro il tavolo scabro della vecchia canonica di don Milani nel Mugello, oggi fondatore e coordinatore del centro Nuovo Modello di  Vecchiano (Pisa) cominciò a scrivere  Il mercante dell'acqua  (Feltrinelli) trent’anni fa quando, operaio in una fabbrica, viveva sulla sua pelle lo sfruttamento aziendale. Ripreso più tardi tra le mani, e lavorandoci sopra con la figlia Michela e l’amico Carlo Buga, in una sorta di scrittura collettiva che gli ha fatto rivivere i tempi di Barbiana, il libro strizza l’occhio a quanti  avvertono la necessità di difendere questo bene prezioso che è l’acqua.     Apparentemente un libro contro, “contro la siccità, contro la sete della terra, contro i mercanti d’acqua”; in realtà esso è  una grande metafora sulla condizione politica ed economica di oggi. Infatti il tema di fondo de  Il mercante d’acqua   è quello della privatizzazione dei beni principali di consumo come l’acqua,  in un contesto domina

"Politica tra privilegio e responsabilità" di Luciano Violante

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Luciano Violante “Essere classe dirigente non è un privilegio, è una responsabilità. Non è possibile superare le fratture della società se la politica non diventa capace di superare le sue lacerazioni; non è possibile invocare unità usando parole di divisione; non è possibile progredire sulla strada della democrazia senza riconoscere il valore dell’altro.” Luciano Violante da Luciano Violante, Governare, San Paolo Edizioni, 2014

Alessio Boni:"Ogni uomo desidera essere accolto, ascoltato"

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Alessio Boni Abbiamo rivolto ad Alessio Boni, protagonista con Alessandro Haber della commedia Il Visitatore, in programmazione nei teatri italiani,  alcune domande sul suo impegno artistico teatrale. Film di successo, fiction ma…si torna sempre al teatro. Necessità, passione o cos’altro? Necessità. Sono nato attore con il teatro. Prima che arrivassero le prime proposte per il cinema o in televisione ho fatto sette anni di teatro, poi è venuta “La meglio Gioventù” e tutto il resto. Qualcuno è portato a pensare che un attore oggi possa scegliere di fare teatro, perché sente di provare forti emozioni e di ricevere applausi dal vivo ogni sera, cosa necessaria al narcisismo della nostra professione…ebbene vi posso garantire che non è sempre e solo questo il motivo. Se vivi la professione di attore con passione avverti che non puoi tagliare questo cordone ombelicale col teatro, hai necessità di quella linfa vitale che  il teatro sa darti e ti permette di capire attraverso gli spe

"Il capitale umano" di Paolo Virzì

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Una scena del film "Il capitale umano" con Matilde Gioli e Giovanni Anzaldo C’è azzardo, speculazione e bramosia di denaro facile anche in Italia. Ce lo  ricorda Paolo Virzì, che con “Il capitale umano” dopo tante commedie intelligenti, caustiche e affollate, racconta splendori e miserie di una provincia del Nord Italia, offrendoci un affresco acuto e beffardo di questo nostro mondo balordo. All’origine de “Il capitale umano” c’è innanzitutto un vero colpo di fulmine per il romanzo di Stephen Amidon, “Human capital”, ambientato nel decennio scorso in un sobborgo residenziale del Connecticut. Quei personaggi, quella vicenda sono apparsi subito al regista livornese (e ai suoi sceneggiatori Francesco Piccolo e Francesco Bruni)  come emblematici dei nostri giorni anche nel nostro Paese: la ricchezza che non trae origine dal lavoro, ma dalle più spregiudicate ripartizioni fiscali, le speranze mal riposte di elevazione sociale, l’ansia procurata dal denaro, una generazione di

"Chi prospera e chi soffre la fame" di D. D. Eisenhower

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Una società libera non può continuare a esistere se qualche nazione prospera mentre altre riescono appena a sfamarsi. Dwight David Eisenhower