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Visualizzazione dei post da febbraio, 2012

NO TAV Come uscire dallo scontro

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Val di Susa Lago Grande Una democrazia è tale solo perché il popolo elegge i propri governanti? Dopo di che il cittadino non ha più diritto ad intervenire? E il potere politico può non tenere più conto del pensiero dei cittadini? Abbiamo sentito spesso parlare, negli ultimi tempi, di democrazia malata proprio per questo mancato rapporto tra elettore e eletto dopo le votazioni; di cittadinanza attiva quale antidoto al collasso democratico; come pure di patto elettorale tra elettore ed eletto per impedire derive autoritarie in campo politico. Tuttavia in Val di Susa, nonostante un’intera comunità ritenga la costruzione della TAV una violenza alla propria terra, alle tradizioni e alla cultura locale, oltre che all’assetto ambientale, le Istituzioni politiche nazionali e regionali affermano con decisionismo unico che la TAV è necessaria ed indispensabile. I fatti di questi giorni ci riportano alla mente l’esperienza di un piccolo uomo del Veneto, il contadino

"Un altro mondo è possibile" di Antonio Sciortino

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Antonio Sciortino Oggi c’è una grave preoccupazione per la crisi economica in tutto il mondo. Le nazioni sono in ginocchio. Paghiamo le conseguenze di una finanza sganciata dall’etica e di un mercato senza regole. Un’economia poco responsabile e senza anima, dove le merci contano più dell’uomo e il profitto, da raggiungere ad ogni costo e mezzo, vale più della dignità delle persone. Paghiamo l’assenza di una “grande visione” a livello mondiale. Problemi irrisolti e una classe politica mediocre. Scontiamo un modello errato di sviluppo, con pesanti tagli alla spesa sociale e forti riduzioni a crescita e investimenti. Ma anche la perdita di numerosi posti di lavoro e la chiusura di aziende. Che non ce la fanno più a contrastare libero mercato e concorrenza sleale, e “gettano la spugna” anche nelle regioni più ricche ed avanzate del Paese. Ma c’è un'altra crisi, cui poco si bada. Ancor più grave della recessione. E’ quella etica. La crisi dei valori, in ogni ambito. Economia inclusa,

Festival di Sanremo 2012

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Può bastare della buona musica a dare senso alla costosa manifestazione di Sanremo 2012, in un momento di grave crisi economica che chiede sacrifici ingenti alle famiglie degli italiani e che conta ogni giorno un numero sempre più alto di persone che perdono il lavoro? Si parla di un bilancio di circa 300 milioni di euro, con cifre stratosferiche per l’allestimento del palco e per gli onorari di artisti e modelle. Solo la modella Ivana Mrazova ha ricevuto un compenso intorno ai 50 mila euro per una esclusiva presenza scenica di effetto, e il pur bravo Cementano è costato ai cittadini 350 mila euro a serata. Può bastare tutto questo? NO! Sinceramente NO! Non può bastare! Quanto deve lavorare un impiegato, un operaio o un decente di scuola media per arrivare a queste cifre? Pensiamo che la sobrietà di vita che si auspica e si impone a tante famiglie, deve essere vissuta anche da una televisione di Stato che si regge con il contributo di tutti i cittadini. Forse occorre ricordare che g

"E tu lo chiami Dio" di Eugenio Finardi

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Eugenio Finardi Il cantautore Eugenio Finardi, da dieci anni lontano dall’industria discografica ma non dalla musica è presente a Sanremo con un brano dal titolo E tu lo chiami Dio, . Nell’intervista concessa a Gino Castaldo confida: “Mi sono reso conto da tempo che i dischi che io volevo fare non li voleva nessuno, e allora ho creato una mia piccola casa editrice con due autori, me e Roberta Di Lorenzo…La canzone E tu lo chiami Dio è nata dalle nostre conversazioni. E’ un pezzo molto serio sulla libertà e sulla tolleranza, sul sacro - che non va brandito come un’arma, ma condiviso -, sul fatto che la spiritualità è di tutti, è dell’uomo, anche dei non credenti…Sono anni che mi interrogo sul sacro, pur essendo completamente ateo, e ho capito che la spiritualità e l’amore sono i più grandi motivanti dell’uomo, come l’avidità del resto, che però è la parte di Satana. Amore e spiritualità corrispondono all’uomo; lo stesso vale per la musica, vicina al linguaggio degli assoluti e rappre

Gandhi la “grande anima”

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La figura e la personalità di Gandhi rappresentano incontestabilmente una sorta di provocazione, soprattutto per noi occidentali, dato che il suo esempio può essere considerato un invito a prendere posizione, a decidere cosa fare della propria vita quando si presenta nella storia un testimone della verità. A differenza della maggior parte degli eroi nazionali, che sono stati eroi guerrieri, Gandhi mise fine alla dominazione inglese in India dedicando la propria vita alla promozione degli ideali di pace e non violenza, quegli ideali da lui considerati come le chiavi di volta del raggiungimento del progresso sociale ed economico. Qualcuno lo ha definito un grande politico, altri ritenevano che fosse un santo, per milioni di induisti fu soltanto il Mahatma, la “grande anima”. Arduino Damieto Da “In dialogo per la pace” - Atti del Convegno del “Centro del dialogo con persone di convinzioni non religiose”, Castelgandolfo 28-30 maggio 2004

Fontem, eredità di Chiara Lubich

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L'Ospedale costruito a Fontem Non si comprendono fino in fondo le motivazioni per cui una patologia endemica della regione, cioè la malattia del sonno, sia divenuta circa cinquantanni fa talmente diffusa e letale da mettere in dubbio la sopravvivenza del popolo Bangwa 1 colpendo soprattutto la popolazione infantile, già di per sé bersaglio preferito e mortale della malaria. Comunque di fronte a questo annientamento del suo popolo, il vecchio re, il Fon Defang, dopo aver senza plausibili effetti invocato tutti gli Spiriti Tradizionali, decise di risolversi a mettere in campo anche gli “Spiriti”, rappresentati dai vescovi delle chiese cristiane. Fu così che un vescovo cattolico olandese, monsignor Peeters, recandosi a Roma per il Concilio, incontrò Chiara Lubich e le chiese di prendersi cura del problema. Sostanzialmente Chiara fece un contratto con il vecchio re con contenuti “morali” e materiali: per i secondi chiese terreni e le palme per costruire il focolare, la scuola e l’os